Un’intervista e un racconto inquietante sul futuro delle nostre città. Nel suo libro, Zorloni svela un’Italia del 2032 in cui il turismo ha preso il sopravvento sulla vita quotidiana dei cittadini, creando una realtà in cui la storia viene venduta come attrazione e la libertà è sotto il giogo di un sistema oppressivo.
Un futuro già tangibile, una distopia che ci riguarda da vicino.
Luca Zorloni, direttore di Wired Italia, ci ha raccontato un’avventura straordinaria nel mondo della fantascienza, ma che ha radici profondamente ancorate nel presente. Durante il DocFinance DAY 2025, abbiamo avuto l’opportunità di intervistarlo in merito al suo nuovo libro, un romanzo che proietta le città italiane in un futuro distopico, dove il turismo ha preso il sopravvento sulle esigenze quotidiane della popolazione. La trama di Italia, 2032 ci svela un’Italia trasformata in parchi a tema in cui la storia è diventata una merce. Le città d’arte, come Venezia e Firenze, sono diventate teatri di un passato messo in scena per turisti stranieri, a discapito di chi ci vive e lavora.
Luca Zorloni ci racconta di un Paese in cui la gestione delle città è ormai stata delegata a un sistema che sfrutta la Storia come un bene da capitalizzare, riducendo i cittadini a meri servi di un regime che li costringe a mantenere in piedi il mito turistico. Un sistema che schiaccia la vita quotidiana e le necessità reali delle persone, in particolare quelle che cercano case per motivi di lavoro o studio.
“Il turismo ha completamente trasformato le nostre città, facendo sì che la vita quotidiana delle persone non fosse più al centro, ma al servizio del consumatore di passaggio” ci ha spiegato Zorloni durante l’intervista. “La realtà che sto descrivendo nel mio libro è solo un’esagerazione, ma in fondo si può dire che stiamo già vivendo una situazione simile, dove il patrimonio storico viene sfruttato per un business che non tiene conto delle esigenze degli abitanti.”
Nel romanzo, la scena è quella di un’Italia del 2032, in cui il governo promuove le città come “parchi a tema” dove turisti stranieri possono fare un tuffo nel passato. La Venezia di Goldoni, la Firenze di Dante e altre città d’arte sono diventate teatri in cui la storia si ripete come un copione, mentre la realtà si nasconde dietro la facciata di un commercio che si fa sempre più alienante. I cittadini, sempre più oppressi da un sistema che sfrutta la bellezza storica del Paese, sono obbligati a lavorare per mantenere viva l’illusione turistica, senza poter sperare in un futuro migliore.
“Venezia è la metafora di una città che si consuma su sé stessa, dove la sua bellezza diventa un’arma contro i suoi stessi abitanti”, afferma Zorloni. Nel suo romanzo, infatti, il protagonista, Annibale Manin, è una guida turistica che vive nella laguna e che, inizialmente, sembra lontano da ogni possibile cambiamento. Ma il destino, come spesso accade nei romanzi distopici, lo coinvolgerà in un intrigo che lo porterà a scoprire la Rete, una forza che vuole rovesciare il sistema e restituire la città e la sua gente al vero senso di libertà.